LA PIANURA INCANTATA




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LA PIANURA INCANTATA
nel respiro di Michelangelo

Una nebbia fitta avvolge delle figure in movimento: camminano, vanno in
bicicletta, attraversano lo spazio e il tempo di una città di pianura. Piatta pianura. Pianura incantata. Pianura che avvolge e svolge. Non la vetta, e neppure gli abissi, le profondità narrate dallo sguardo di Michelangelo Antonioni toccano i vertici dell'anima ovunque in pianura il suo sguardo si posa, avvolgendo le immagini con un incantesimo.
La pianura, dopo Antonioni, non è più la stessa. Il regista l'ha trasformata semplicemente cogliendone il senso. Ma che senso ha la pianura? Si direbbe che è piatta. Priva di senso. Tanta terra e tanto cielo. A prima vista piatta, con qualche linea verticale e l'orizzonte laggiù. Eppure ha un senso, anzi molti. Chi li avverte è preso da una strana vertigine dell'animo.
Ma come è possibile avere le vertigini in pianura?
E qui è l'incanto. L'incanto della pianura di Antonioni. L'incanto di Antonioni.
E l'incanto de La pianura incantata di Flavia Franceschini.
Le immagini di Flavia Franceschini riecheggiano del respiro di Antonioni. Flavia riscrive con gli occhi lo stesso libro che è stato "filmato" da Antonioni: la pianura incantata.
Leggendo le immagini si è presi nel vortice della pianura. Guardando, vedendo, le opere che compongono questa nuova pianura incantata si è colti, in ogni senso, da un sentimento di vertigine e commozione.
La storia si svolge in una pianura. Piatta pianura. Protagonisti la terra e quella linea dell'orizzonte lì che mai si prende: e subito il cielo attraversato da fili elettrici che sembrano far passare tutta l'energia che v'è sotto, di nuovo sulla terra, nella verticalità delle figure umane, alberi, tralicci, fabbriche... Sembra, e forse è davvero così, che quei fili elettrici facciano passare in mezzo al cielo, tagliandolo, gli invisibili moti dell'animo umano, attraversandolo in orizzontale, memori di quella linea imprendibile che è dell'orizzonte e mai la cederà. E poi il fiume e le strade. Altre vie, fluide e importanti, nel senso che importano e accolgono, oppure, tramite le stesse strade, gli esseri si allontanano, escono infine dall'inquadratura e dalla visione, vanno nell'immaginario.
Per il maestro detto dell'incomunicabilità (ben venga questa sua incomunicabilità: in essa la comunicazione eccelle e si sviluppa in ogni direzione) le vie di comunicazione sono strade battute di pianura e il fiume, il grande Po che s'impone di fluidità, è una pellicola cinematografica che ha impresso in sé le immagini del suo scorrere nel tempo.
Flavia Franceschini ripercorre la pianura incantata e rende a meraviglia con le sue opere la poetica, il senso della pianura di Antonioni, e la bellezza della vertigine.

Grazie Flavia.
Terry May

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