La scultura di Flavia Franceschini sembra svilupparsi secondo due tendenze contrarie:
da una parte un movimento che coagula i fluidi, solidifica le trasparenze,
ispessisce le luci; dall’altra una tensione che porta la materia duttile, salda ma
infinitamente sensibile, costellata di tracce, d’impronte leggere, di memorie di
corpi, sempre sul punto di dissolversi, di disseminarsi, per ri-manifestarsi come
visione di un’idea di spazio in cui è fondamentale la reversibilità interno/esterno,
concavo/convesso, visibile/invisibile. Uno spazio in cui le figure sembrano scegliere
la via della sparizione, della dissoluzione. Questa tendenza a scomparire
non si percepisce del resto come una perdita, ma come fonte della loro potenza
emozionale. Sono figure che funzionano al meglio nell’esilio, nel gap, nell’interstizio.


Flavia Franceschini's sculptural practice seems to develop following two opposing tendencies: on the one side, a movement that coagulates fluids, solidifies transparencies and thickens lights. On the other side, there is a force that shapes the ductile matter, which is firm but infinitely receptive, covered with traces, light marks, memories of bodies.. It is a tension that constantly leads this matter on the verge of dissolving, of disseminating, in order to re-manifest itself as a vision of a space, where it is fundamental to be able to reverse ideas of interior and exterior, concave and convex, visible and invisible.  It is a space where the characters seem to take a path that leads towards disappearance, towards dissolution. This tendency to disappear is not however perceived as loss. Instead, it is the source of their emotional strength. They are figures that function better in exile, in the gap, in the interstice. 


Silvia Pegoraro

(dal catalogo della mostra : “Ombre della memoria”
Roma, Ulisse Gallery Contemporary Art
4 giugno – 24 luglio 2015)


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